L’ApproccioCapacitante® consiste in una modalità di relazionarsi con gli anziani fragili che può essere utilizzata in modo informale dagli operatori e dai familiari, in tutti i contesti, con tutti gli anziani fragili (con e senza deficit cognitivi), in ogni momento della vita quotidiana e delle attività professionali. Quando viene utilizzato in un setting formale di cura, individuale o di gruppo, si configura come Terapia del riconoscimento.
– non riconosco più la tua identità (non so chi sei);
– non riconosco più il mondo che mi sta intorno (non so dove sono, non so cos’è quella cosa lì);
– non riconosco più il tempo (non so distinguere quello che succede oggi da quello che è successo ieri o quando ero giovane, non so quando sarà il dopo);
– non mi sento riconosciuto nelle mie identità molteplici (tu non capisci chi sono, tu disconosci la mia identità qui e ora, tu dimentichi la mia storia e il mio ruolo sociale, tu ignori le mie identità molteplici);
– non mi sento riconosciuto nelle mie capacità (tu non capisci che cosa posso fare);
– non mi sento riconosciuto nelle mie richieste (quando chiedo qualcosa non vengo preso sul serio);
– non mi sento riconosciuto nella mia malattia (tu non capisci che mi dimentico perché sono malato);
1.2. Sulla perdita del riconoscimento
La perdita del riconoscimento dipende dal danno cerebrale causato dalla malattia di Alzheimer, in particolare a livello dell’ippocampo e del cingolato posteriore, ma dipende anche dall’ambiente, cioè dal contesto relazionale.
La perdita del riconoscimento è causa di sofferenza per la persona malata e per chi cura e tende ad aggravare l’espressione sintomatologica della malattia.
A tutt’oggi non è ancora possibile influire positivamente sul danno neurologico, ma è possibile modificare il contesto relazionale in modo da ridurre la sofferenza della persona malata e, in parte, il peggioramento dei deficit funzionali.
Partendo da queste considerazioni è utile considerare la malattia di Alzheimer una malattia del riconoscimento e mettere in atto una Terapia del riconoscimento.
2.La Terapia del riconoscimento
2.1.Il metodo
La Terapia del riconoscimento può svolgersi in un setting individuale o di piccolo gruppo e si basa sull‘ApproccioCapacitante® .
L’attenzione del terapeuta è tutta rivolta alle parole del conversante, nel qui e ora dell’incontro bipersonale.
Il terapeuta:
– riconosce le Identità molteplici della persona con demenza, rispetta la sua dignità, focalizza l’attenzione sulle capacità (non sui deficit), valorizza l’io sano;
– riconosce i Mondi possibili in cui vive la persona con demenza, cerca un Punto d’incontro Felice (PIF) tra mondi possibili apparentemente inconciliabili;
– riconosce le Competenze elementari della persona con demenza, (competenza a parlare, a comunicare, emotiva, a contrattare, a decidere), nel momento in cui si manifestano, così come si manifestano, quando si manifestano; cerca di tenerle vive anche quando tendono ad eclissarsi.
2.2.I risultati attesi
La Terapia del riconoscimento crea le condizioni per cui la persona con Alzheimer possa sentirsi riconosciuta e possa ritrovare se stessa. La persona con demenza si sente accettata così com’è, in ogni momento e in ciascuna delle sue identità molteplici; può esprimere le sue capacità così come riesce. Se prima era confusa e impoverita, si sentiva derubata della propria identità, con la Terapia del riconoscimento può riappropriarsi di se stessa, delle proprie identità molteplici e delle proprie capacità. Ritrova il gusto della relazione, può parlare e agire senza essere continuamente corretta e senza sentirsi in errore, ritrova la serenità. Le sue parole tornano ad avere un senso e la sua angoscia tende a ridursi.
3.Archivio di conversazioni professionali per la ricerca, la formazione e l’autoformazione
L’archivio di oltre 300 conversazioni professionali che fanno riferimento all’ApproccioCapacitante® è a disposizione degli operatori e dei ricercatori, previa richiesta al Gruppo Anchise (info@gruppoanchise.it ) e citazione della fonte.
30 maggio 2016 Sulla terapia del riconoscimento (testo n. 283 ).