TerapiaDelRiconoscimento

L’ApproccioCapacitante®  consiste in una modalità di relazionarsi con gli anziani fragili che può essere utilizzata in modo informale dagli operatori e dai familiari, in tutti i contesti, con tutti gli anziani fragili (con e senza deficit cognitivi), in ogni momento della vita quotidiana e delle attività professionali. Quando viene utilizzato in un setting formale di cura, individuale o di gruppo, si configura come Terapia del riconoscimento.

Pillole di terapia
1. Sulla malattia di Alzheimer come malattia del riconoscimento
La malattia di Alzheimer può essere considerata una malattia dell’identità o, meglio, una  Malattia del riconoscimento.
1.1  Sul disagio della persona con Alzheimer 
– non riconosco più la mia identità (non so chi sono);
– non riconosco più la tua identità (non so chi sei);
– non riconosco più il mondo che mi sta intorno (non so dove sono, non so cos’è quella cosa lì);
– non riconosco più il tempo (non so distinguere quello che succede oggi da quello che è successo ieri o quando ero giovane, non so quando sarà il dopo);
– non mi sento riconosciuto nelle mie identità molteplici (tu non capisci chi sono, tu disconosci la mia identità qui e ora, tu dimentichi la mia storia e il mio ruolo sociale, tu ignori le mie identità molteplici);
– non mi sento riconosciuto nelle mie capacità (tu non capisci che cosa posso fare);
– non mi sento riconosciuto nelle mie richieste (quando chiedo qualcosa non vengo preso sul serio);
– non mi sento riconosciuto nella mia malattia (tu non capisci che mi dimentico perché sono malato);
– non mi sento riconosciuto nelle mie richieste (quando chiedo qualcosa non vengo preso sul serio);
– non mi sento riconosciuto per quello che sono e vado sempre più in confusione;
– io provo dei sentimenti e non mi vengono riconosciuti (dico che sono preoccupato e mi dicono di stare tranquillo, dico che sono triste e mi dicono che devo stare allegro, dico che perdo la memoria e mi dicono che non è niente);
– voglio dire il mio parere sulle cose che mi riguardano, ma non vengo interpellato
– voglio decidere sulle cose  che mi riguardano ma non vengo ascoltato;
– voglio rendermi utile, ma non mi è permesso perché mi viene attribuito solo il ruolo di demente;
– voglio parlare ed essere ascoltato,  ma tutti mi trattano solo con commiserazione come se quello che dico non avesse nessuna importanza;
– voglio essere riconosciuto per quello che sono;
– voglio che quello che faccio venga apprezzato;
– voglio che quello che dico e quello che faccio influisca sulla realtà che mi circonda;
– voglio mantenere la mia dignità ed essere considerato una persona dignitosa, anche se sono lento smemorato e disorientato.

1.2. Sulla perdita del riconoscimento

 La perdita del riconoscimento dipende dal danno cerebrale causato dalla malattia di Alzheimer, in particolare a livello dell’ippocampo e del cingolato posteriore, ma dipende anche dall’ambiente, cioè dal contesto relazionale.

La perdita del riconoscimento è causa di sofferenza per la persona malata e per chi cura e tende ad aggravare l’espressione sintomatologica della malattia.

A tutt’oggi non è ancora possibile influire positivamente sul danno neurologico, ma è possibile modificare il contesto relazionale in modo da ridurre la sofferenza della persona malata e, in parte, il peggioramento dei deficit funzionali.

Partendo da queste considerazioni è utile considerare la malattia di Alzheimer una malattia del riconoscimento e mettere in atto una Terapia del riconoscimento.

2.La Terapia del riconoscimento

2.1.Il metodo

La Terapia del riconoscimento può svolgersi in un setting individuale o di piccolo gruppo e si basa sull‘ApproccioCapacitante® .

L’attenzione del terapeuta è tutta rivolta alle parole del conversante, nel qui e ora dell’incontro bipersonale.

Il terapeuta:

– riconosce le Identità molteplici della persona con demenza, rispetta la sua dignità, focalizza l’attenzione sulle capacità (non sui deficit), valorizza l’io sano;

– riconosce i Mondi possibili in cui vive  la persona con demenza, cerca un Punto d’incontro Felice (PIF) tra mondi possibili apparentemente inconciliabili;

– riconosce  le Competenze elementari della persona con demenza, (competenza a parlare, a comunicare, emotiva, a contrattare, a decidere), nel momento in cui si manifestano, così come si manifestano, quando si manifestano; cerca di tenerle vive anche quando tendono ad eclissarsi.

2.2.I risultati attesi

La   Terapia del riconoscimento  crea le condizioni per cui la persona con Alzheimer possa sentirsi riconosciuta e possa ritrovare se stessa. La persona con demenza si sente accettata così com’è, in ogni momento e in ciascuna delle sue identità molteplici; può esprimere le sue capacità così come riesce. Se prima era confusa e impoverita, si sentiva derubata della propria identità, con la Terapia del riconoscimento può riappropriarsi di se stessa, delle proprie identità molteplici e delle proprie capacità. Ritrova il gusto della relazione, può parlare e agire senza essere continuamente corretta e senza sentirsi in errore, ritrova la serenità. Le sue parole tornano ad avere un senso e la sua angoscia tende a ridursi.

3.Archivio di conversazioni professionali per la ricerca, la formazione e l’autoformazione

L’archivio di oltre 300 conversazioni professionali che fanno riferimento all’ApproccioCapacitante® è a disposizione degli operatori e dei ricercatori, previa richiesta al Gruppo Anchise (info@gruppoanchise.it ) e citazione della fonte.

30 maggio 2016 Sulla terapia del riconoscimento (testo n. 283 ).